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Cosa è successo veramente a Sharm el Sheik ?

Come sempre accade, i media hanno presentato interviste a una serie di persone che nulla hanno a che fare con la ricerca sugli squali e commenti non pertinenti.

 

Chi ci scrive è : Alessandro De Maddalena (Milano, 1970) Egli è il curatore italiano di White Shark Data Bank, il Presidente della Società Italiana ittiologica, e un membro fondatore del Mediterraneo Shark Research Group.

Spettabile Redazione,
in relazione ai recenti attacchi di squalo verificatisi in Mar Rosso desidero puntualizzare un paio di cose importanti, dal momento che in questo caso, come
sempre accade, i media hanno presentato interviste a una serie di persone che nulla hanno a che fare con la ricerca sugli squali e commenti non pertinenti
sono stati fatti in merito
. Poiché posso ritenermi il maggior esperto di squali oggi attivo in Europa desidero puntualizzare un paio di cose che ritengo di primaria importanza.
Alcuni giorni fa mi è stata richiesta una consulenza dalla Chamber of Diving and Water Sports of Egypt per identificare le specie di squalo responsabili degli attacchi sulla base dei morsi inferti alle prime tre vittime. Dopo un attento esame delle ferite ho ipotizzato che due diversi esemplari, appartenenti a due diverse specie di squali, siano responsabili dei primi tre attacchi. In un caso ho ipotizzato che si sia trattato di un longimano, Carcharhinus longimanus, e in due casi di uno squalo mako dalle pinne corte, Isurus oxyrinchus.

Dopo il quarto attacco, le autorità locali hanno chiamato sul posto i tre maggiori specialisti di attacchi di squali statunitensi, Ralph Collier e Marie Levine del Global Shark Attack File, e George Burgess dell'International Shark Attack File. I primi due sono stati chiamati dietro mia indicazione. A seguito dell'esame dei morsi sulle vittime, i tre specialisti americani hanno confermato entrambe le mie identificazioni delle specie responsabili, si è quindi trattato di un longimano e di un mako, e hanno stabilito che due casi siano imputabili a una specie e due all'altra. Si tratta di specie presenti nell'area, e già classificate tra le più pericolose per l'uomo. Per quanto riguarda le ragioni degli attacchi, queste sono impossibili da determinare. Se si fosse trattato di un unico esemplare ad effettuare più di un attacco la mia ipotesi sarebbe stata  che si trattasse di un animale ferito e quindi incapace di alimentarsi delle sue prede solite. Tali squali attaccano gli esseri umani molto di rado e solitamente non si spingono vicini alla riva. I casi di attacchi che si sono verificati in questi giorni sono fuori della norma. Gli incidenti che si verificano normalmente sono dovuti alla cattiva abitudine di effettuare immersioni in presenza di cibo e spesso senza rispettare le dovute norme di sicurezza. Ma tali ripetuti incidenti appaiono avere cause differenti e ancora non chiare.

Dott. Alessandro De Maddalena